I Big Data sono ormai preponderantemente entrati a far parte della nostra quotidianità, ma perché sono così importanti, in particolare per le aziende? Il termine in italiano significa semplicemente “grandi dati” e si riferisce alla immensa mole di informazioni e dati, appunto, che tutti i giorni le più svariate società ed enti, pubblici o privati, si trovano ad acquisire e gestire.

Ma quello che maggiormente conta ai fini del marketing di un’azienda, non è tanto la natura di questi dati, ma il loro uso: in pratica il modo nel quale essi possono essere adoperati per estrarne delle informazioni rilevanti a scopi statistici e a studi di mercato. Va da sé che di fondamentale importanza diviene il grado di capacità di gestione di questi dati e la possibilità di usufruire della tecnologia adatta a far diventare un fiume incessante di informazioni, un bene proficuo sia dal punto di vista commerciale che da quello sociale.

I Big Data: un universo di informazioni a portata di clic

Per fare degli esempi pratici, più o meno una decina di anni fa, colossi ai nastri di partenza della loro avventura aziendale come Facebook, Amazon o Google, all’improvviso dovettero fare i conti con la necessità di gestire un’immensa quantità di dati, che molto rapidamente capirono essere un patrimonio di inestimabile valore. Tra tutti, basta prendere in esame Facebook che in poco tempo ha ideato un innovativo sistema per fare pubblicità analizzando i dati derivanti dall’utente e dal suo “rapporto” con gli amici: un vero e proprio tsunami nel settore del marketing aziendale, che ha letteralmente sconvolto la maniera di realizzare campagne pubblicitarie.

In questi ultimi anni, inoltre, il sempre crescente diffondersi degli smartphone ha generato un flusso ancor maggiore di informazioni e dati, dal momento che sono abitualmente richiesti per eseguire qualsiasi tipo di attività online, dal semplice download di una app ad operazioni più complesse. Per capire la straordinaria quantità di dati che popolano quotidianamente la rete, basta considerare che ad affollare il mondo ci sono oggi quasi 8 miliardi di persone, 2/3 delle quali abituali utenti di internet e fautrici dell’enorme circolazione di informazioni.

L’isola del tesoro per ogni azienda

L’insieme di tanti, tantissimi piccoli dati che di per sé non hanno alcun significato, nella loro mole acquisiscono invece grande valore: un semplice “like” rilasciato su un post o su un articolo che si è comprato, se si moltiplica per centinaia di migliaia o addirittura milioni di visitatori, è davvero in grado di causare il successo di un’azienda, nonché la sua crescita futura.

In base a quanto detto non è azzardato immaginare i Big Data come un immenso giacimento petrolifero dal quale va però saputo estrarre correttamente la chiave capace a rendere competitiva sul mercato attuale una piccola, media o grande azienda.

Considerata l’importanza dei Big Data per i Manager e i CIO non è un caso, quindi, che le aziende più all’avanguardia abbiano messo in atto, in tal senso, strategie e investimenti, mentre quelle più “ritardatarie” stiano correndo a colmare il gap tramite la messa in opera di architetture e processi in ottica Big Data.

Quali obiettivi può raggiungere un’azienda con i Big Data

Sono diversi, ma si possono riassumere in questi punti: avere un miglior rapporto con i propri clienti; aumentare le vendite; rendere minore il cosiddetto “time to market”; avere la possibilità di offrire nuovi servizi e prodotti; rendere ancora più efficace l’offerta corrente con lo scopo di incrementare i margini; diminuire i costi; trovare nuovi mercati d’investimento; avere maggiore potere competitivo in maniera trasversale e coinvolgendo tutte le funzionalità dell’azienda. Attualmente più dell’80% delle piccole e medie imprese hanno sviluppato strumenti per usare al meglio i big data, perché ne hanno capito il grande potenziale nell’ottimizzare la qualità dei beni di consumo proposti, allargare le loro probabilità di business e velocizzare il potere di decisione.

I risvolti per la privacy

Il progresso tecnologico attuale ha portato alla possibilità di raccogliere dati e informazioni come mai era avvenuto negli anni precedenti; e tutto ciò può solamente crescere in maniera esponenziale considerando i grandi progressi della rete e dell’IT in generale. Come detto, le aziende per essere competitive sono quasi obbligate a ideare tattiche innovative e la loro fonte di eterna “giovinezza” è rappresentata proprio dai dati degli utenti: soltanto chi può abbeverarsi a questa inesauribile sorgente può dare vita ad analisi sofisticate e approfondite e allo stesso tempo avere un “potere” personale che fa sentire i suoi effetti sia sul mercato sia sulla società. È quindi lecito chiedersi: tutto ciò quanto appartiene alla sfera della democrazia?

Le recenti vicende di attualità connesse agli scandali nell’uso di informazioni personali per convogliare su determinati partiti le preferenze degli elettori hanno, senza dubbio, contribuito a far emergere il problema della tutela della privacy di ciascun utente e di tutto quello che ne consegue. La libertà personale viene forse messa troppo alla mercé del controllo continuo, seppur quasi invisibile, delle aziende? In parte probabilmente sì, ma è anche vero che è ormai diffusissima da parte di un numero sempre maggiore di utenti, la voglia di condividere le proprie giornate nella virtualità del web.

È ovvio che alla luce di questo, il tema della protezione dei dati stia comunque assumendo una parte da protagonista in ambito Big Data. Ne è dimostrazione l’interesse da parte dell’Autorità Europea, che si sta occupando dello studio del fenomeno con lo scopo di fissare degli stop, sia dal punto di vista etico che giuridico, all’uso senza freni di dati; senza dimenticare ogni aspetto riguardante la loro raccolta, conservazione ed analisi.