Gli studi che sono stati condotti, dal punto di vista scientifico, sociologico e letterario, negli ultimi anni, hanno cercato di investire qualsiasi branca del sapere, al fine di approfondire tutto ciò che c’è da sapere a proposito di alcune scelte che un utente, un compratore, un tifoso o un qualsiasi individuo compie nell’ambito della propria quotidianità, soprattutto in sede di acquisto o approvvigionamento di un determinato prodotto e servizio; ad esempio, vien da chiedersi perché alcune persone amano rifugiarsi all’interno della realtà di uno smartphone, per divertirsi attraverso alcune piattaforme come casino.netbet.it o social e altri siti che mettono in contatto con altri utenti. In altri casi, è importante chiedersi come il comportamento di un consumatore e di un utente influisce sul suo processo di acquisto o gestione di un prodotto o di un servizio. Tutti questi studi sono alla base di una disciplina che si è sviluppata velocemente negli ultimi anni e che prende il nome di neuromarketing. Si tratta di una serie di studi che sono stati messi a punto a partire dai primi anni 2000 e che permettono di gestire, per mezzo di una serie di obiettivi e di finalità, l’insieme dei processi che accompagnano un utente o un possibile consumatore nella maggior parte delle sue attività quotidiane, anche se inconsapevolmente realizzate.

Che cos’è il neuromarketing?

Al fine di comprendere tutto ciò che c’è da sapere a proposito del neuromarketing, soprattutto relativamente alle finalità e agli obiettivi di questa tipologia di studio, vale la pena approfondire in maniera del tutto generale che cosa sia il neuromarketing e, soprattutto, a quale sfera di studio e di interessi sia attinente. Quando si parla di neuromarketing ci si riferisce ad una branca della neuroeconomia, una disciplina gli studi che cerca di spiegare il funzionamento della mente umana in relazione a processi e intenzioni di acquisto.

In effetti, il neuromarketing parte dalla medesima base, cercando di individuare i canali di comunicazione più efficaci che permettono di influenzare e di rendere noti i processi decisionali che riguardano ogni utente e consumatore, sia per quel che concerne il momento dell’acquisto, sia per quanto riguarda la gestione dell’utente prima e dopo l’effettivo acquisto stesso. Il neuromarketing si fonda su una gestione comparata di due scienze fondamentali: da un lato il marketing tradizionale, che di per sé racchiude già tutti gli insegnamenti che permettono di gestire il cliente per mezzo di una serie di azioni, dall’altro la neurologia e la psicologia cognitiva, che permettono di comprendere le intenzioni, il grado di soddisfazione, le possibili tendenze positive e negative che si trovano alla base di ogni disciplina di acquisto che riguarda un determinato consumatore. L’interesse fondamentale, come spiegato dagli studi del ricercatore olandese Ale Smitds nel 2002, è posto non più verso la tasca del consumatore o, più direttamente, verso la sua carta di credito o il suo denaro, quanto più verso il sistema nervoso che, volontariamente o involontariamente, si rende protagonista di tutti i processi d’acquisto, per mezzo di una serie di caratteristiche fondamentali che influenzano il percorso che riguarda ogni utente nel momento in cui effettua una acquisizione di qualsiasi tipo.

Obiettivi e limiti del neuromarketing

Compresa quale sia la caratteristica fondamentale del neuromarketing, si può prendere in considerazione più nello specifico anche tutto ciò che c’è da sapere a proposito delle finalità e dei limiti di questo processo; a proposito degli obiettivi del neuromarketing, una tipologia di esercizio scientifico ancora in via di sviluppo negli ultimi anni, è chiaro che l’obiettivo fondamentale risiede nel cercare di comprendere il perché di ogni acquisto da parte di un consumatore, non lasciando soltanto che sia la pubblicità o l’influenza di un prodotto ad essere fondamentale nella dinamica di acquisto ma partendo dall’idea che, alla base di ogni acquisizione, ci sia un grado di soddisfazione psicologica che il consumatore richiede per mezzo di un oggetto, un prodotto o un servizio acquistato.

Ovviamente, questo obiettivo si fonde anche su un miglioramento della comunicazione esterna e istituzionale, oltre che sulla gestione delle pubbliche relazioni, in modo da coordinare totalmente un sistema che, per questo motivo, può essere portato al massimo della sua espressione, anche al fine di cambiare radicalmente l’oggetto delle pubblicità, rendendole più targetizzate e efficaci. Tuttavia, esistono anche numerosi limiti, dettati soprattutto dal fatto che il neuromarketing parte da premesse non sempre condivise, insiti all’interno di un processo che, molto spesso, è stato definito come limitato, soprattutto per quel che concerne la considerazione del cervello umano e della dinamica di consumo, definita in maniera troppo classicista secondo alcuni studiosi; questi ultimi, infatti, considerano il fattore volontà dell’uomo non aderente necessariamente ad un bisogno di soddisfazione, ma anche e soprattutto ad altre tipologie di stimolo, che si trovano alla base di ogni acquisto: in altre parole, secondo alcuni critici, il neuromarketing tende a semplificare in maniera consistente la dinamica di acquisto da parte di un consumatore, riducendo la sua entità ad un nero oggetto controllabile da parte di economisti e di scienziati.