Industria 4.0, robotica, intelligenza artificiale…sono termini che tutti noi abbiamo sentito, grazie alle news che arrivano dal mondo della tecnologia, ma chi non è del settore non ha spesso le competenze per orientarsi tra tutti questi termini tecnici. Vediamo insieme una piccola panoramica che esplora le caratteristiche dei robot, le differenze tra modelli, e i vantaggi del loro utilizzo, in particolare riguardo ai cobot, robot collaborativi che portano le aziende verso l’industria 4.0

Cosa sono i cobot e a cosa servono

Cosa sono i robot? Quanto sono simili e quanto sono ispirati all’essere umano? Partiamo dall’inizio e diamo qualche nozione ai lettori e alle lettrici che affrontano questi temi per la prima volta. I robot, anche quando non umanoidi (e spesso non lo sono, perché non è necessario alle funzioni che devono svolgere), si ispirano comunque all’essere umano, soprattutto da questi due punti di vista:

  • Strutturale, perché, come l’essere umano, sono composti da scheletro (la struttura meccanica), muscoli (gli attuatori) e sensi (i sensori).
  • Funzionale, perché replicano le funzioni umane, avendo solo una maggiore potenza e una migliore precisione, sgravando l’essere umano da mansioni ripetitive ed alienanti.

Questa similitudine con l’essere umano giustifica anche un termine che noi tutti conosciamo, androide, che descrive i robot con fattezze umanoidi, che siamo abituati a vedere nella fantascienza, anche se le similitudini con l’essere umano sono, nei fatti, più funzionali che legati alle sembianze.

Cosa sono i cobot (robot collaborativi) e i loro vantaggi

Ci sono davvero molti tipi di robot industriali, e molti di loro sono economicamente impegnativi, di dimensioni notevoli e altamente sofisticati, ma quelli che maggiormente si stanno diffondendo nelle imprese che ambiscono a far parte dell’industria 4.0 sono i cosiddetti “cobot”, robot collaborativi che hanno, tra i loro preziosi pregi, quello della versatilità.

Non è infatti necessario, per un’impresa, comprare un robot per ogni funzione utile al processo di produzione aziendale: infatti, i cobot (robot collaborativi) possono essere reimpiegati più volte in nuove mansioni, senza comportare ogni volta l’acquisto di un nuovo prodotto. Inoltre, non richiedono l’intervento di un manutentore esterno, né di una formazione specialistica: la riprogrammazione può essere effettuata da un operatore interno, dopo la visione di alcuni tutorial, erogati in asincrono (quindi con la possibilità di vedere il video quando si vuole, di rivedere le parti più importanti quando serve, e di interrompere la visione quando e se è necessario.

I robot collaborativi, costi e risparmio sul lungo termine

costi che comporta introdurre in azienda uno o più robot collaborativi potrebbero sembrare elevati, ma non se li si osserva dal punto di vista del ROI, del ritorno di investimento (Return Of Investiment) che puntualmente avviene in pochi mesi, per via di tutte le voci, relative ai costi vivi, che vengono depennate perché assorbite dalle preziose qualità e funzioni del robot. Non ultimo vi è il pregio della piccola dimensione: diversamente da altri robot, i cobot sono anche molto piccoli, risolvendo notevoli problemi di lay out e disposizione degli spazi in azienda.

I robot collaborativi e il loro contributo etico

Per concludere, il cobot si può considerare un robot “etico”, perché sgrava l’essere umano di quelle mansioni poco qualificate, ripetitive e stressanti, che non nobilitano il lavoratore, ma lo tutelano da malattie causate da atti muscolari ripetuti (che, alla lunga, creano gravi problemi usuranti all’apparato muscolo-scheletrico), e gli permettono di concentrarsi su mansioni più sofisticate e per cui la sua intelligenza è indispensabile. Sarebbe un errore, quindi, pensare che questa tecnologia elimina posti di lavoro: finalmente, i professionisti potranno essere impiegati in posizioni professionali strategiche, quelle mansioni per cui mai potrebbero essere sostituiti, attualmente, da un’intelligenza artificiale.