Da anni si parla dell’importanza che ha assunto la laurea e portare a termine un percorso di questo tipo, ma vengono spesso fuori riflessioni come “vale la pena affrontare un percorso di studio di minimo tre anni per cercare lavoro?”

La risposta è non sempre.

Se un tempo le richieste di lavoro erano presenti in tutt’Italia e c’era anche un enorme varietà di professioni che davano la possibilità a tutti di iniziare a lavorare e accumulare esperienza, oggi non è più così.

Le aziende hanno preferito andare verso la direzione del “tutto e subito” preferendo dipendenti specializzati in una mansione (con pochi mesi di studio e di applicazione pratica nel settore), su tutte Google.

È recente l’iniziativa lanciata dall’azienda numero uno al mondo, dell’organizzazione di percorsi formativi che nell’arco di pochi mesi (per l’esattezza sono al massimo 6 mesi di formazione) portano il discente a poter competere alla candidatura di un laureato per una posizione in Google.

Riassumendo, Google, con dei corsi di sei mesi, mette alla pari le figure uscenti da questi percorsi di studio e dei soggetti che hanno ottenuto un diploma di laurea (con una durata che varia dai 3 ai 5 anni).

Quindi, conviene lasciar perdere l’università per un corso di un costo inferiore (circa 40 euro al mese) e dalla durata inferiore? In questo caso si.

Oltre questo c’è da prendere in atto che il mondo cambia velocemente e ancor di più il lavoro.

Le innovazioni tecnologiche portano alla creazione di nuovi lavori di secondo in secondo e le università, utilizzando sempre lo stesso metodo di studio, non permettono allo studente di accumulare esperienza riguardante questi nuovi settori. Un qualsiasi laureato, dopo aver conseguito il titolo di studio, si troverà a competere in un mondo che è andato avanti rispetto a ciò che gli viene insegnato all’università e, soprattutto, con delle conoscenze che si limitano solo alla teoria e non alla pratica di quella che è la professione che dovrebbe ricoprire.

Anche chi studia in una delle facoltà che ha una maggior conversione di studenti in lavoratori come ingegneria, si trova di fronte ad un contesto lavorativo in cui le aziende sono andate avanti e quelle conoscenze apprese in anni ed anni di studio, non sono più utili.

Le aziende a quel punto sono costrette a far affiancare l’ingegnere per potergli dare le competenze necessarie.

Le università e il titolo di studio

Nonostante tutte le problematiche dei percorsi di laurea e degli atenei in generale, i neodiplomati continuano a preferire questa strada piuttosto che iniziare un percorso lavorativo.

Dagli ultimi dati notiamo inoltre, come la scelta universitaria non sia fatta dagli studenti solo per l’indecisione post maturità, ma con cognizione di causa e con il massimo impegno durante tutto il percorso:

  • La percentuale dei crediti formativi (CFU) ottenuta è aumentata del 2,4% passando dal 56,2% al 58,6%;
  • Secondo indicatore dell’impegno dimostrato dagli universitari è dato dalla variazione in aumento della media dei voti, da 24,8% a 24,95% (percentuale in aumento di 0,15%).

Agli occhi di tanti queste variazioni sembrerebbero nulle, ma seppur impercettibili segnano quella che è la perseveranza e la costanza dimostrata dagli studenti durante i corsi di laurea.

Visti questi dati, gli studenti continuano a pensare che la strada più sicura per trovare lavoro sia andare all’università?

Apparentemente sì o comunque viene vista come un’opportunità come un’altra per arrivare al mondo del lavoro, ma affidiamoci come sempre ai dati per capire nel dettaglio per quale motivo post maturità molti studenti decidono di percorrere questa strada.

Chi esce da un istituto superiore di tipo professionale quasi nel 50% dei casi riesce a trovare lavoro nel settore di riferimento (nel settore dell’industria e dell’artigianato sono il 47%, nei servizi sono il 45%). Ciò sta a significare che da percorsi professionali gli studenti hanno un’idea più o meno chiara del mondo del lavoro e di ciò che potranno fare finite le superiori.

D’altra parte, una persona su cinque di quelle che escono da istituti tecnici superiori (campo economico) riescono a trovare lavoro nel loro campo di interesse, quello per il quale si sono trovati a studiare per anni.

Stessa cosa nel settore informatico in cui una persona su tre riesce a trovare un’occupazione, finite le superiori, nel proprio campo.

Questa incapacità e insicurezza si tramutano, nella maggior parte dei casi, nella volontà di proseguire i propri studi per presentarsi all’appuntamento con il mondo del lavoro più coscienziosi di ciò che si troveranno di fronte.

Resta di fatto però che le università non sono ancora pronte al cambiamento e anche da un percorso di questo genere le persone ne escono senza competenze e ancora più spaesate degli anni precedenti.

Questo non aiuta di certo le aziende nell’assumere dei laureati, “costringendole” a formare di proprio pugno i dipendenti.

Le innovazioni per una formazione migliore

Un esempio pratico di quello che dicevamo nel precedente paragrafo è dato da uno dei lavori del momento la cui gestione è affidata ad un esperto, i big data.

Chi è realmente in grado di lavorare in questo settore? Un ingegnere, uno statista, un sociologo o un economista?

La risposta esatta è nessuno di questi.

Per i lavori nati negli ultimi anni ed i lavori che nasceranno in futuro occorre una multidisciplinarietà che i soli corsi di laurea (es. ingegneria o economia) non riescono a garantire ed inoltre, non danno le conoscenze adeguate.

All’inverso, continuano ad essere presenti percorsi, sia di formazione superiore sia di laurea, da ragioniere, che nel 2021, non è più richiesta come figura, anzi, è prossima allo sparire del tutto.

Per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro nascono più iniziative una di queste è offerta da Mac Formazione.

MAC Formazione si occupa dell’organizzazione di corsi post-laurea e diploma per trovare un’occupazione in linea con gli interessi della persona che ne prende parte.

I corsisti sono seguiti individualmente (in aula o in videoconferenza) da un tutor ed hanno a disposizione un catalogo di circa 180 corsi personalizzabili in base alle proprie competenze.

Tra i tanti corsi figurano percorsi per linguaggi specifici di programmazione come il Corso programmazione C++ , percorsi per il disegno CAD, per il CAM, per la grafica.

Non mancano inoltre delle formazioni specifiche per delle professioni come Data Analyst, Developer Full Stack e Tecnico Informatico.

Non vi resta che contattarli!

Puntare su nuovi settori e competenze richieste

Lo scenario sembra essere abbastanza chiaro, le professioni esistenti al momento, nei prossimi anni svaniranno facendo spazio a delle nuove professioni e dei nuovi esperti che li sostituiranno in tutto.

L’esempio più lampante si è avuto negli ultimi anni con professioni travolte dall’uso di nuove tecnologie e nuove discipline dette stem (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics) e mai come in questo momento gli studenti dovrebbero apprendere queste conoscenze, che diventeranno sempre più richieste, per arrivare prima al mondo del lavoro.

Conclusioni

Tirando le somme di quanto detto, le università sono un ottimo mezzo per aprirsi a tante nuove realtà lavorative, purché il tema della formazione venga preso in seria considerazione dagli atenei.

Lo studio deve avere una sua finalità e le competenze che, attualmente, uno studente raggiunge, non bastano per poter lavorare nei settori che dovrebbero essere di propria competenza e lo escludono totalmente dalle nuove offerte di lavoro costituite dalle stem.

Ritornando all’inizio, l’iniziativa di Google è importante e, se le università non aggiorneranno le proprie materie di studio e non daranno agli studenti delle competenze pratiche per affrontare il loro futuro lavoro, la strada è già tracciata.